Il Token di Deposito di Alibaba
Il braccio dell’e-commerce transfrontaliero del colosso tecnologico cinese Alibaba sta lavorando a un token di deposito in un contesto di crescente repressione da parte della Cina continentale nei confronti degli stablecoin, secondo quanto riportato da CNBC. Il presidente di Alibaba, Kuo Zhang, ha dichiarato a CNBC in un report di venerdì che il gigante tecnologico prevede di utilizzare una tecnologia simile a quella degli stablecoin per semplificare le transazioni internazionali.
Modello di Token di Deposito
Il modello attualmente in fase di considerazione è un token di deposito, uno strumento basato su blockchain che rappresenta un diritto diretto sui depositi delle banche commerciali ed è trattato come una passività regolamentata dalla banca emittente. Gli stablecoin tradizionali, a cui questi token si avvicinano, sono emessi da entità private e garantiti da attivi per mantenere il loro valore.
Repressione degli Stablecoin in Cina
Questo report arriva dopo che JPMorgan Chase, la banca più grande del mondo per capitalizzazione di mercato, ha lanciato il suo token di deposito per clienti istituzionali all’inizio di questa settimana. Inoltre, si segnala che i giganti tecnologici cinesi, tra cui Ant Group e JD.com, hanno sospeso i piani per emettere stablecoin a Hong Kong, dopo che i regolatori di Pechino hanno espresso disapprovazione per tali iniziative. Questo report è solo l’ultimo di una serie di notizie che suggeriscono che le autorità cinesi sembrano determinate a prevenire l’emergere di un’industria degli stablecoin nel paese.
La Cina dice no agli Stablecoin
A luglio, sia Ant Group che JD hanno manifestato interesse a partecipare al programma pilota di stablecoin di Hong Kong o a lanciare prodotti finanziari tokenizzati, come obbligazioni digitali. Anche HSBC e la Banca Industriale e Commerciale della Cina, la più grande banca al mondo per attivi totali, sono stati segnalati come interessati a queste ambizioni legate agli stablecoin a Hong Kong all’inizio di settembre.
Più tardi, a settembre, un report ora rimosso dall’outlet finanziario cinese Caixin affermava che le aziende cinesi operanti a Hong Kong potrebbero essere costrette a ritirarsi dalle attività legate alle criptovalute. Secondo il report, i responsabili politici imporrebbero anche restrizioni sugli investimenti delle aziende della terraferma in criptovalute e scambi di criptovalute. All’inizio di agosto, le autorità cinesi avrebbero istruito le aziende locali a cessare di pubblicare ricerche e tenere seminari relativi agli stablecoin, citando preoccupazioni che potessero essere sfruttati come strumenti per attività fraudolente.
Stablecoin in Yuan Offshore
Tuttavia, la Cina non è completamente priva di legami con gli stablecoin. A fine luglio, la blockchain cinese Conflux ha annunciato una terza versione della sua rete pubblica e ha introdotto un nuovo stablecoin garantito da yuan cinesi offshore. Tuttavia, questo stablecoin mira a servire entità cinesi offshore e paesi coinvolti nell’Iniziativa Belt and Road della Cina, non la terraferma.
A fine settembre, è stato lanciato uno stablecoin regolamentato legato alla versione internazionale dello yuan cinese. Tuttavia, questo prodotto era destinato ai mercati dei cambi ed è stato presentato al Summit Belt and Road a Hong Kong, segnalando un mercato target simile. Un’analisi recente ha suggerito che non dovremmo aspettarci che gli stablecoin cinesi siano autorizzati a circolare nella terraferma.
Joshua Chu, co-presidente dell’Associazione Web3 di Hong Kong, ha dichiarato: “È improbabile che la Cina emetta stablecoin onshore.”