Meta Combats “Pig Butchering” Scams on WhatsApp
Meta ha rimosso oltre 6,8 milioni di account WhatsApp collegati a operazioni di truffa “pig butchering” gestite da sindacati del crimine organizzato nel sud-est asiatico, come parte di uno sforzo più ampio per combattere i criminali che cercano di rubare criptovalute dalle vittime.
Meccanismo delle Truffe
Le truffe pig butchering iniziano tipicamente con un messaggio non richiesto e si intensificano in conversazioni che si spostano su app di messaggistica crittografata o chat private. L’obiettivo finale è convincere le vittime a trasferire denaro—spesso in criptovalute—verso aziende false o piattaforme di “investimento”. Le vittime si rendono conto troppo tardi che i loro depositi non possono essere ritirati.
“Abbiamo rilevato e rimosso proattivamente gli account prima che i centri di truffa potessero operazionalizzarli,” ha dichiarato l’azienda in un comunicato stampa.
Meta ha collegato questi account a reti di truffa che operano in paesi come Cambogia, Myanmar e Thailandia, dove le forze dell’ordine hanno segnalato che i gruppi criminali portano avanti campagne di frode di massa mirate a vittime globali.
Nuovi Strumenti di Sicurezza
L’ultima iniziativa di enforcement è progettata per interrompere questi gruppi prima che possano iniziare a vittimizzare gli utenti. WhatsApp sta anche lanciando nuovi strumenti per aiutare gli utenti a individuare e segnalare attività sospette. Una di queste funzionalità avviserà gli utenti quando vengono aggiunti a un gruppo da qualcuno non presente nella loro lista di contatti, una tattica comune utilizzata dai truffatori per promuovere schemi di investimento falsi.
Statistiche sulle Truffe Online
L’annuncio arriva in un contesto di crescenti richieste affinché i social media e le app di messaggistica adottino un approccio più proattivo per fermare i truffatori. Secondo il Centro di Reclami sui Crimini Informatici dell’FBI (IC3), nel 2024 sono stati persi 9,3 miliardi di dollari a causa di truffe online—un record storico. Le truffe legate alle criptovalute da sole hanno rappresentato oltre 3,9 miliardi di quel totale, con gli utenti anziani particolarmente colpiti.
Questo numero si basa solo sui rapporti presentati all’FBI, quindi il totale reale è probabilmente significativamente più alto. Molte di queste truffe sono iniziate su piattaforme di messaggistica come WhatsApp, Facebook Messenger o Telegram.
Collaborazioni e Critiche
Meta ha citato un caso recente in cui ha collaborato con OpenAI per interrompere un gruppo cambogiano che gestiva uno schema piramidale di noleggio scooter. I truffatori avrebbero utilizzato ChatGPT per redigere istruzioni per le vittime e reclutato persone con offerte false di denaro in cambio di interazioni sui social media.
Le autorità di tutto il mondo hanno intensificato gli avvisi negli ultimi mesi, esortando gli utenti ad abilitare la verifica in due passaggi su WhatsApp e a diffidare di messaggi strani o inviti a gruppi inaspettati. Tuttavia, i critici sostengono che piattaforme come Meta debbano adottare azioni più forti e sistemiche.
“Per combattere efficacemente le truffe, le piattaforme tecnologiche devono dare priorità alla protezione dei clienti. Sono in una posizione forte per prevenire abusi, ma i loro incentivi spesso lavorano contro azioni proattive,” ha scritto Greg Williamson, vicepresidente senior per la riduzione delle frodi presso il Banking Policy Institute.
Williamson ha notato che le piattaforme di social media guadagnano entrate pubblicitarie dai contenuti truffaldini e ha evidenziato un caso in corso in cui Meta è accusata di aver consentito la diffusione di oltre 230.000 annunci truffaldini sulle sue piattaforme con un deepfake del miliardario australiano Andrew Forrest.
I deepfake che ritraggono chiunque, da Elon Musk a Re Carlo III, sono stati condivisi anche sui social media per indurre le persone a fare investimenti. Coloro che vengono impersonati in questi annunci ingannevoli hanno segnalato di aver avuto difficoltà a far rimuovere i contenuti da Meta.
I truffatori acquistano pubblicità da aziende come Meta per aiutare a diffondere i loro post. Williamson ha concluso: “Queste aziende hanno la capacità, ma non l’incentivo finanziario, per prevenire le frodi alla fonte.”